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Visualizzazione dei post da settembre, 2018

La morte vince sempre

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Ai miei tempi, a dodici anni, giù di li, avere coraggio significava scavalcare in perfetta solitudine il muro del cimitero e restarci dentro per qualche tempo, oppure salire sul ponte della ferrovia e tuffarci dentro il lago. Ai miei tempi così differenti da questi tempi, non eravamo meglio noi, più semplicemente nel frattempo siamo cambiati tutti noi. Stavo leggendo di quel giovanissimo/i salito sul tetto del centro commerciale, e precipitato per una trentina di metri nella botola del condotto di areazione. Alle 22, 30 si cerca la montagna da scalare, ci si arrampica senza vedere, dentro passi affrettati dell’agire per l’incapacità a rimanere fermi.  Chissà, forse hanno ragione quei luminari che ci dicono e sottolineano la pericolosità dei network, il virtuale che annienta il reale, le frasi fatte e coniate a più riprese su come la paura sia soltanto un surrogato da seppellire nella sfrontatezza della sfida. Eppure anch’io ricordo bene l’adrenalina della fascinazione del vicolo