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Visualizzazione dei post da novembre, 2011

Carcere fondante lo stato di diritto - di Vincenzo Andraous

 Se qualcuno volesse soppesare il mal di pancia di un paese, il malessere-disagio sociale che recide il valore delle relazioni, è sufficiente smanettare nella rete, saltellando da un blog all’altro. C’è un po’ di tutto, il furore e la rabbia di un popolo di delusi, e c’è pure poca conoscenza, un metodo artigianale dell’imparare, poco propenso a educarci a conoscere quanto ci circonda. Di fronte a questo pasticcio delle intenzioni, che affondano le radici nelle nostre emozioni, c’è forte la richiesta di abbandonare i parolai interessati e intenzionali, di mettere in campo una giustizia equa, una solidarietà costruttiva, che non dimentica le priorità di tutela a garanzia delle vittime di soprusi e omertà, ma che da questo punto di partenza rilancia nuove opportunità di conciliazione da parte del detenuto. La società non è qualcosa di astratto, che si riduce al parlato, al raccontato, è piuttosto una comunità fatta di   persone, di istituzioni, di regole autorevoli da rispettare. E il

La responsabilita’ del fallimento - di Vincenzo Andraous

La cocaina e l’alcol, la droga e i rituali, i totem che non sono mai scalfiti dalle conseguenze, dai dazi che verranno pagati, perché i conti prima o poi richiedono di essere saldati. Ragazzi griffati e giovani con firme di rincalzo, stanno in piedi a guardare il mondo che passa, e improvvisamente franano sul pavimento per non essersi accorti di quanto è andato perduto. Forse la violenza non è davvero connessa con l’uso delle sostanze, forse le droghe non sono ree confesse delle disperazioni che costruiscono, forse l’uso e abuso delle sostanze è un problema di seconda fascia. Ci vuole più coerenza e coraggio per ripudiare i troppi “forse”  spalmati sul terreno come trappole mortali, quando si tratta di giovanissimi, di uomini, di persone, destinate a diventare drammaticamente delle “cose”. Stiamo parlando di una società del diritto alla vita, basata sulla legalità e sulla sua democratica accettazione delle regole, ma nonostante questo invito al rispetto di se stessi e degli altri,

Il valore della lealta’ - articolo sulla giustizia di Vincenzo Andraous

Tra le tante associazioni sportive che operano sul territorio ho conosciuto il Panathlon International di Pavia, una realtà fondata nel 1951, composta da affermati professionisti delle competizioni, da semplici amanti dello sport, da persone disposte a dare il proprio contributo e la propria disponibilità affinché lo sport con le sue regole possa diventare sempre più occasione di incontro, di coesistenza, di rafforzamento delle relazioni, dentro percorsi interculturali praticabili nella molteplicità di convinzioni e punti di vista, nel rispetto delle differenze, dei diritti fondamentali di ogni essere umano. A parte i volti noti grazie alle medaglie conquistate sul campo, tanta gente anonima, ma attenta alle sfumature, ai contorni, alle parole da fare diventare un vero e proprio motto “ludis jungit” uniti nello sport, come dovrebbero essere tutti i popoli e tutte le genti, nello sport che apre i cancelli e non per mantenerli chiusi. Il Panathlon non è solamente un associazionismo soc

La giustizia giusta - di Vincenzo Andraous

Una studentessa mi ha chiesto cos’è la Giustizia, quale giustizia alberga nel cuore di una società, quanta giustizia c’è nella vita di un cittadino libero e di un altro detenuto. La domanda è venuta perché la giovane ha chiesto collaborazione per la sua tesi di laurea incentrata sulla effettiva possibilità di una risocializzazione carceraria. Parrebbe difficile dare una risposta lineare e quindi sensata, invece è proprio dalla mia esperienza drammaticamente folle che può arrivare una spiegazione consapevole, responsabile, infatti da quella in-giustizia nasce l’esigenza di una riparazione. Il crimine è sempre violazione intenzionale di una disposizione di legge, lo è doppiamente quando la rottura del patto sociale avviene con un atteggiamento criminogeno travestito di “giustizia” artigianale, fatta in casa, dentro agglomerati di criminali in pectore. Con i decenni chiusi dai chiavistelli e calati a piombo sulle spalle, la mente ritorna agli anni affondati nelle storie anonime e blin