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Visualizzazione dei post da dicembre, 2012

Il tempo e l’avvento

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La domanda è sorta spontanea, sprovvista di provocazioni premeditate, una necessità espressa a bassa voce  “Tu come hai usato il tuo tempo? E che fai affinche’ altri non abbiano a sprecarlo?”. Sembrano domande banali, talmente è inusuale chiederci qualcosa sul tempo, il suo significato e senso ricercare. Eppure è il tempo che scandisce le nostre attese, speranze, il nostro futuro se saremo capaci di approfittare di quanto ci sarà concesso. E’ un perfetto sconosciuto, un ospite fastidioso, una presenza non sempre gradita, ci costringe a correre o rallentare, a farci a pugni quando non vogliamo aspettare e la fretta irrompe da cattiva consigliera. Non ne comprendiamo il valore, il ruolo, sebbene lo abbiamo incarcerato, ammanettato, ingabbiato in ogni suo minuto e per tutte le sue ore, quasi a volere magnificare la convenzione stipulata con il nemico più grande: quell’ignoto che ci incute timore, a volte persino terrore. Il tempo non è una semplice contrattualità, una comoda vedut

Moralita’, onorabilita’, incorruttibilita’

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Moralità, onorabilità, incorruttibilità: se lo si dice a un bambino, potrebbe farci una bella rima. Se lo si dice a un adolescente, potrebbe travestirsi da samurai e inscenare battaglie epiche dei sogni e delle parole. Se lo si dice a un adulto, a una persona dall’intelligenza sviluppata perché formata dall’educazione, dovrebbe ritenerli carne e sangue di ogni pre-requisito per una buona vita. Dovrebbe e potrebbe esser così, purtroppo così non è, ci sono innumerevoli motivi che si stagliano all’orizzonte e si frappongono per questo dire e non fare. Motivi seri e motivi artefatti, altri motivi creati ad arte per disegnare confusione e spostare l’attenzione, per irreggimentare le sensibilità, fino a farle diventare sussulti di indignazione a scoppio ritardato. Quando poi l’indignazione avrà toccato il fondo più inclinato della disperazione, sarà terreno fertile per ogni ulteriore indifferenza. Un bimbo cresce aggrappato al seno della propria madre, sicuro al suo calore, un adolesce

Gioco d’azzardo

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Sul gioco d’azzardo ognuno dice la sua, c’è chi bara, chi rilancia senza avere alcun punto tra le mani, chi rimane inchiodato alla botta di adrenalina, chi perde il bene più grande: la propria famiglia. Associazioni, Enti, Agenzie educative scendono in piazza, in testa ai cortei tanti giovani delusi, in mezzo ai serpentoni gli adulti indaffarati a raccontarsi i motivi della protesta, mentre a chiudere le fila, tante persone incuriosite per il mondo di colori  e di voci che fanno impallidire i dubbi e le riserve. Ecco la domanda, ecco la risposta che non arriva, le parole, tante, spese in fretta per non dire un accidente, e non può essere diversamente dal momento che in “gioco” ci sono vite umane, storie personali, interi nuclei familiari a fare la differenza, a costringere a un soprassalto di vergogna, di dignità, di equità, di libertà. Ma sono i soldi, i denari, i dobloni a scandire i tempi della macelleria delle emozioni, sempre e solo i quattrini a fare la spesa alla rag