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Visualizzazione dei post da febbraio, 2014

La cretinetti e la platea plaudente

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Il video della cretinetti che picchia una coetanea con calci e pugni alla faccia e alla testa, imperversa sul social-network, una ubriacatura di violenza gratuita, in bella mostra, alla mercè di emulazioni e fascinazioni, manuale per pavidi e sconfitti della vita. La cretinetti travestita da combattente, porta colpi sotto la cintura, usa le mani e i piedi come fosse una praticante di MMA, dove possono accedere contendenti di qualsiasi disciplina, invece non pratica proprio un bel niente, perché disconosce la correttezza, la lealtà, soprattutto il rispetto che un atleta vero nutre per  il suo avversario. Una cretinetti come tante altre, circondata da altri ebeti che fanno platea plaudente, che fanno stadio, che fanno gabbia, che fanno recinto dove tutto può e deve esser condiviso. Una platea di stacanovisti della noia che paralizza i neuroni, della adrenalina agognata invano, del vicolo cieco da perforare con urgenza, un miscuglio di disagi e compromissioni familiari, scolastic

I cuscini puzzano di sudore

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L’anno 2014 è iniziato da qualche giorno, suona la campana a morto per qualche disgraziato garrotato dal meccanismo perverso che il carcere mantiene, per poi vergognarsene senza pudore. Un altro poveraccio se ne è andato con le gambe in avanti, un’evasione silenziosa, che non fa rumore come quell’altra con lima e lenzuola annodate, da qualche tempo s’evade così, con corda e sapone, senza documentazione, privati persino della propria storia personale, quella che non è mai raccontata per quella che è. In fin dei conti la prigione non è zona di mare, di sole e divertimento, è quello che è, un lazzaretto disidratato, un contenitore, una catasta di cose, di numeri, di eccedenze e scarti, di sovraffollamento, e dunque, c’è bisogno di dare aria ai capannoni in disuso, consentendo disprezzo e indifferenza ulteriore al lessico quotidiano, che parla non di uomini, cittadini reclusi, non di pene da scontare, non di carcere a norma di sicurezza. Contese politiche e trabocchetti ideologici

Legalizziamo la nostra ipocrisia

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Insomma quando il gioco si fa duro ognuno spara a destra e a manca senza badare troppo a chi colpisce, quel che conta è fare muovere le pedine in un senso o nell’altro, se poi ci va di mezzo un giovane, risulterà una sofferenza accettabile. Effettivamente non sempre accade che chi fa uso di sostanze sia destinato a rovinarsi, a morire, a uccidere, non sempre la vita diventa un vicolo cieco. Alle mie obiezioni sulla legalizzazione qualcuno risponde così: non sempre, solo qualche volta, c’è il ferito, il morto, il botto e il silenzio. Forse bisognerebbe farci i conti con quel ”qualche volta”, con quelle vite dimezzate, azzoppate, disperate, annullate, scomparse, per una svista, non certamente causata da un eccesso di zuccheri. Possiamo metterla giù come meglio crediamo e vogliamo, ma legalizzare non toglierà mercato alle mafie, non farà diminuire le utenze, la pratica del minor danno-sballo non risulterà politica risolutrice. Ciò che domani sarà mercato istituzionale, consegnerà p