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Visualizzazione dei post da novembre, 2014

Reyhaneh Jabbari: giustizia costretta alla forca

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Una donna è stata costretta a salire sul patibolo. Lei come ultimo sberleffo a quel potere miserabile che la stava ammazzando, s’è messa a ballare con il cappio al collo. Una danza senza musica, senza rumore, senza parole, un dondolio assordante fino all’ultimo rantolo, nell’estremo tentativo di mantenere intatta la propria dignità, rimettendo al popolo dei giusti, per’altro assenti, quella condanna di un potere religioso, giuridico, politico, al di fuori di qualsiasi norma, legge, comando di Dio, sempre che Dio da quelle parti esista ancora o non gli sia gia’ stata tagliata la gola.  Un uomo tenta di stuprare la donna, che si difende disperatamente, riesce a sottrarsi dall’attacco di quel violento, per giunta funzionario dei servizi di Stato. Cosa fa la legge di quello Stato? La mette in galera, la tortura, la condanna a morte, infine la ricatta: se abiuri, se ritratti, se confessi di averlo ucciso per tuoi interessi, non perché ti stava violentando, ti verrà evitata la morte. Quell

Elena Madama: forza davvero!

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Stavo riflettendo tra me e me sulla tragicità di certi accadimenti, nella mente scolpita l’immagine di questa giovane donna, nel cuore una speranza immensa e una preghiera: forza Elena, forza davvero. Poi le parole diventano ferro bruciato, acciaio contorto, sono parole che hanno il sapore del sangue innocente mischiato al combustibile dell’ira che sale. Le parole si piegano agli spazi, alle virgole, ai punti in sospensione, non concedono pausa, solamente lo sconcerto della disperazione. La disperazione di chi è disperato al fondo, di chi non ha più speranza. Le parole ancora bussano sull’uscio, fanno pressione, spingono in avanti, incrinano la voce, fanno male al cuore, parole che urlano e gridano, graffiano e lacerano, sono parole che accatastano le emozioni, le fanno rimbalzare, disperdere, finché non rimane più niente. Parole, che ritornano, sottovoce, in punta di piedi, sono parole di una preghiera per lo più sconosciuta, ma ben allacciata in vita a chi cammina in ginocchio