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Visualizzazione dei post da novembre, 2013

Le balle hanno le gambe corte

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Giovani e adulti, facoltosi e meno abbienti, ognuno a “farsi grande” con l’uso di sostanze stupefacenti. In questo consumo smodato di illusioni in pillole, non esistono confini sufficienti a identificare le ideologie nè le culture. Eppure non fa difetto l’eredità pesante che ci portiamo addosso, quell’esperienza dolorosa a indicatore di quei giovani che soccombono nella dose quotidiana. Continuiamo ad azzuffarci per decidere se sia meglio punire o prevenire, o ancora meglio assolvere chi sniffa, chi si buca, chi fuma. Mentre inarchiamo le sopracciglia per l’ennesimo giovane perduto, noi replichiamo la sconfitta nella prossima legge emanata a furor di popolo, la quale ammalia il voto ghermito a quattro mani,  ma non porta il risultato voluto. Viviamo questa vita come fossimo “turisti per caso “, camminiamo tra le incertezze che ci colgono, senza preoccuparci delle macerie che ci lasciamo alle spalle. Nelle scuole i cani poliziotto delineano scenari incredibili, dove gli a

Nel rispetto dei ruoli e delle competenze

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Bullismo endemico all’istituzione scolastica come alla collettività intorno? Mi sono confrontato con la prima linea professorale, ma anche con quell’altra della retrovia, ho incontrato quella genitorialità che non ammette giudizi né sentenze di appello, quando si tratta dei propri figli. Il fenomeno del bullismo è un problema relazionale, che attraversa le nostre  famiglie, scuole, città, strade, a causa delle nostre ripetute e reiterate mancanze e inefficienze, nessuno può sentirsi autorizzato a non farci i conti. Per tentare di arginare questo cratere di diseducazione virulenta, è necessario non fare spallucce alle nostre lentezze, e soprattutto alle nostre belle certezze, che non ci consentono di conoscere fino in fondo i dubbi che delimitano aree problematiche di così grande spessore e pericolo per un futuro a misura di uomo per i nostri ragazzi. E’ l’esperienza a darmi man forte, è la somma degli errori a rendere obbligante un intervento che non può essere procrastinato, tan

Una sorta di razzismo al contrario

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Ho assistito ad una zuffa tra due automobilisti, uno bianco e l’altro nero, qualche parolaccia, un digrigno di denti, e poi via ognuno per la propria strada. E’ andata bene mi sono detto, nessuno si è fatto male, i tribunali italiani notoriamente congestionati da tonnellate di carta vecchia e cause decennali ancore aperte, hanno evitato un sovraccarico dibattimentale. Di per sé la violenza verbale usata da entrambi non è stata la causa che ha messo in moto la mia attenzione o preoccupazione, in fin dei conti accade ben di peggio persino nei salotti bene oppure negli spazi agguerriti di qualche trasmissione televisiva che ha un bisogno disperato di fare audience. Una discussione come tante, un diverbio per futili motivi, ma in questa scenetta c’era da attenzionare altro rispetto alla fisicità dei contenuti. C’era “altro” a fare la differenza, a creare un confine sempre più simile a un recinto di filo spinato, infatti il cittadino nero inveiva nei riguardi dell’altra persona, perch