Reyhaneh Jabbari: giustizia costretta alla forca
Una donna è stata costretta a salire sul patibolo. Lei come ultimo sberleffo a quel potere miserabile che la stava ammazzando, s’è messa a ballare con il cappio al collo. Una danza senza musica, senza rumore, senza parole, un dondolio assordante fino all’ultimo rantolo, nell’estremo tentativo di mantenere intatta la propria dignità, rimettendo al popolo dei giusti, per’altro assenti, quella condanna di un potere religioso, giuridico, politico, al di fuori di qualsiasi norma, legge, comando di Dio, sempre che Dio da quelle parti esista ancora o non gli sia gia’ stata tagliata la gola. Un uomo tenta di stuprare la donna, che si difende disperatamente, riesce a sottrarsi dall’attacco di quel violento, per giunta funzionario dei servizi di Stato. Cosa fa la legge di quello Stato? La mette in galera, la tortura, la condanna a morte, infine la ricatta: se abiuri, se ritratti, se confessi di averlo ucciso per tuoi interessi, non perché ti stava violentando, ti verrà evitata la morte. Q...